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Non credo che il libro del generale Vannacci sia un’operazione estemporanea

Non credo che il libro del generale Vannacci sia un’operazione estemporanea, una farneticazione al caldo agostano per dirla come il Ministro della Difesa Crosetto.
I generali dell’esercito in Italia non parlano quasi mai, soprattutto di temi politici e sociali, ed uno come Vannacci, con quel curriculum e quella esperienza, non parla per improvvisazione. Dietro è ipotizzabile che ci sia la strategia della destra più pericolosa, intraprendente ed ambiziosa, quella che agisce sotto traccia e che intende ovviamente utilizzare il governo delle destre per realizzare una torsione culturale reazionaria, autoritaria ed anticostituzionale nel nostro Paese. Più tracce di pensiero neofascista fanno almeno un indizio. Hanno mandato avanti un generale per preparare il terreno, cominciare a creare una testa di ponte. Il generale non esprime solo il suo pensiero, ma è quello di un pezzo consistente di Paese, non solo all’interno delle forze armate e di sicurezza. Non sappiamo se maggioritario o meno, ma molto forte. Non hanno mandato avanti il Salvini di turno per questa operazione politico-culturale, ma un alto generale delle forze armate.
Omosessuali come malati, razza bianca, intolleranza per dissenso e minoranze, arroganza violenta in divisa e matrice culturale di odio per chi turba l’ordine costituito e soprattutto da costituire. Un’operazione per l’affermazione del bullismo istituzionale ed una sub-cultura machista e patriarcale. Mentre la superficie ministeriale del governo delle destre ne combina una dietro l’altra tra un misto di incompetenza e superficialità, il potere forte delle destre dei poteri forti opera per la svolta nazionalsocialista in salsa terzo millennio cercando consenso sociale e culturale non solo nelle destre.
Chi sottovaluta non ha compreso nulla di quello che si sta muovendo con una forte radice nel pensiero piduista ed eversivo dell’ordine costituzionale.
Occupazione dei media e controllo della magistratura, repressione del dissenso anche con l’uso della violenza di Stato, verticalizzazione del potere, drastica riduzione della tolleranza per ricchioni, femminielli, lesbiche, immigrati, come li chiamano loro in modo sprezzante definendoli anche malati ed etnicamente impuri, ma nello stesso tempo anche tassazione di extraprofitti ed ipotesi di socializzazione degli utili d’impresa tra i lavoratori. E se la Meloni, che per ora sul piano del consenso nazionalpopolare vince sulla Schlein, nonostante un governo fin troppo deludente, decidesse di ripristinare una sorta di reddito di cittadinanza e di adeguare stipendi e pensioni all’inflazione, magari anche aprendo al salario minimo, il governo delle destre comincerà anche a piacere a chi non è di destra che è anche stanco di una sinistra di sistema incoerente ed incapace ed a tratti anche urticante.
Luigi de Magistris