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Un dibattitto scientifico e politico sul collasso della biosfera: 20 settembre ore 9:30 preso lo Spin Time

 

Un dibattitto scientifico e politico sul collasso della biosfera

Piero Bevilacqua

 Officina dei saperi

Unione Popolare

   Il collasso della biosfera e i compiti della politica

MERCOLEDI 20 SETTEMBRE ORE 9,30

Spin Time

Via di Santa Croce in Gerusalemme, 55 Roma

 Coordina  Maurizio Fabbri

 

Il 20 settembre a Roma, per iniziativa del sito l’Officina dei saperi e Unione Popolare, si terrà un convegno-assemblea sul tema Il collasso della biosfera e i compiti della politica. A che scopo un ennesimo dibattito pubblico sull’ambiente, sul clima impazzito, sui disastri sempre più frequenti che colpiscono le popolazioni in ogni angolo del Pianeta? Aggiungere nuove analisi sui danni inferti alla natura e ulteriori denunce sui ritardi del ceto politico sull’inazione dei governi ? A che scopo produrre altri discorsi mentre l’iniziativa politica e legislativa latitano e soprattutto la mobilitazione popolare è debole e frammentata? Le ragioni per questo sforzo ulteriore non mancano certo.

Intanto per quello che accade intorno a noi e ci allarma di giorno in giorno. Come ha da poco ricordato Luca Mercalli, L’Organizzazione metereologica mondiale e il sistema satellitare Copernicus hanno concordemente stabilito che, a livello globale, l’estate del 2023 è stata la più calda dal 1940, cioè da quando esistono misurazioni confrontabili (Il Fatto, 7/9) Ora, poiché è storicamente noto che in passato le estati sono state in genere più fredde di quelle presenti, è altamente probabile che la punta termica dell’estate 2023 sia una vetta estrema che non investiva il pianeta da centinaia, forse migliaia di anni.

Siamo dunque dentro un mutamento climatico potenzialmente catastrofico. Ma lo scopo del convegno non si limita alle analisi e alle denunce. Se nella prima parte protagonisti saranno gli studiosi, che hanno naturalmente anche loro qualcosa da dire in termini di proposte, la seconda sezione è occupata da esponenti politici e rappresentanti dei vari movimenti impegnati da tempo su questo terreno, che racconteranno le loro esperienze, proporranno idee e progetti.

Dunque, l’intento non è quello di imbastire un convegno accademico sui disastri ambientali, ma un incontro che combini l’analisi scientifica dei vari nodi e la discussione con le forze politiche e le organizzazioni attive su territori. Dall’incontro debbono uscire idee, più profonda conoscenza delle questioni, ma anche progetti di trasformazione dell’esistente, richieste ai governi, obiettivi anche ravvicinati di lotta a cui chiamare i cittadini consapevoli.

Consideriamo quest’ultimo aspetto fondamentale perché il convegno produca un’effettiva utilità politica: indicare obiettivi di mobilitazione realistici, capaci di suscitare anche a livello locale, nei singoli territori della Penisola, un impegno militante delle persone.

Troppo spesso incontriamo giovani, cittadini allarmati di fronte alle minacce che incombono, ma che si dichiarano comprensibilmente impotenti ad agire di fronte all’enormità dei compiti, all’assenza di obiettivi anche limitati ma perseguibili grazie all’impegno personale. Perciò è necessario, mentre invochiamo, ambiziosamente, la necessità di cambiare il modo di produzione capitalistico cerchiamo di mostrare quel che ognuno di noi può fare tutti i giorni, come cittadino e come militante. A tale scopo abbiamo predisposto una bozza di documento, una Carta di Roma, dove si indicano numerosi obiettivi e proposte che naturalmente saranno integrati con le suggestioni che emergeranno dal dibattito.

Diciamo sinteticamente che l’orizzonte strategico degli studiosi chiamati a discutere è quello di chi pensa che la questione ambientale – che non è solo la questione climatica, risolvibile con la limitazione tecnologica dell’effetto serra – va pensata come inseparabile dall’assetto capitalistico della società.

Questo modo di produrre e di consumare e l’ordine mondiale tra Stati in reciproca competizione ( quando non in lotta armata) non è più compatibile con la sopravvivenza del genere umano sulla Terra. La pace tra i popoli è condizione necessaria benché insufficiente per evitare il collasso del pianeta. Il capitalismo è una macchina produttiva, estrattiva e dissipativa incapace di arrestarsi. Perciò senza una nuova economia che cessi di guardare alla natura come a una cava da saccheggiare, che ridia agli uomini che lavorano piena dignità, e senza un ordine cooperativo e multilaterale del mondo, creare fonti alternative di energia costituisce un obiettivo drammaticamente insufficiente.

L’imprenditore agricolo che deve accumulare profitti, competere sul mercato globale, finisce coll’ isterilire il suolo per eccesso di sfruttamento, ma tratta al tempo stesso da schiavi i braccianti agricoli per il medesimo scopo. L’ambientalismo senza politica, che non contempli il conflitto fra le classi come chiave per la comprensione dei problemi, è una nobile pratica che non esaurisce né soddisfa le nostre esigenze. E soprattutto lascia irrisolti pressoché tutti i nodi di una situazione ormai drammaticamente insostenibile.

 

Piero Bevilacqua

al link il programma completo Programma Convegno