Cari elettori, impariamo dagli studenti della professoressa di Palermo!

La vicenda della professoressa Dell’Aria ha già suscitato moltissimi commenti editoriali e tante vibranti reazioni nel mondo della scuola e nel Paese, prevalentemente incentrate sull’arbitrarietà di una punizione che appare non solo discutibile nelle forme che l’hanno determinata, ma ingiusta e illegittima nel merito,  perché lesiva della libertà di insegnamento, che è tutelata costituzionalmente e ispira l’esistenza stessa della scuola pubblica. Ma poco e in superficie si è detto dei contenuti del lavoro “incriminato”, ad eccezione delle spiegazioni dignitose e parche fornite dalla docente stessa. Anzi, nella prima ora, molti si sono anche affrettati a smarcarsi da quello che veniva raccontato come un “paragone” azzardato, dovuto alla giovane età: Salvini e il Reich, Salvini e la persecuzione ebraica. “No, per carità –  si è detto –  i giovani nella crescita sono così eccessivi…”.
Ebbene, la fretta non è buona maestra e se ci si sofferma a guardarlo nel merito, quel lavoro, e a confrontarlo con i compiti che istituzionalmente attengono ad un insegnante di storia, si resta sorpresi.
Dalle Linee guida degli istituti tecnici (DPR n.88/2010), esplicative del Profilo culturale dello studente di questo indirizzo di studi leggiamo, riguardo ai compiti che devono essere svolti dallo studente e/o i prodotti che questi deve realizzare: “Essi devono esigere la messa in moto non solo delle conoscenze delle abilità possedute, ma anche una loro valorizzazione in contesti e ambiti di riferimento diversi da quelli ormai già resi famigliari dalla pratica didattica. Occorre che lo studente evidenzi la capacità di sapersi muovere in maniera sufficientemente agevole e valida al di fuori dei confini della ripetizione e della familiarità, individuando in primo luogo proprio le esigenze di adattamento e di flessibilità che la situazione proposta implica…” . Il lavoro dei ragazzi di Palermo costituisce una felice realizzazione di questo obiettivo. Senza mai indulgere in semplificazioni o eccessivi commenti, esso utilizza uno schema binario (ieri-oggi) che non necessariamente comporta una sovrapposizione, ma appare piuttosto una strada per la “contestualizzazione attualizzante” del rapporto tra “l’io e l’altro” nella storia europea. Ripercorre cosi la vicenda della persecuzione ebraica, dal momento in cui si scrivono le leggi razziali  al momento in cui esse si traducono in disperate migrazioni attraverso il mare e attraverso la richiesta di asilo ai paesi non-nazisti e di certo non coraggiosi dell’Europa che precede il conflitto mondiale. E vi affianca il tema dello straniero (nel senso di “estraneo” e “migrante”) oggi, cosa quanto mai coerente e adeguata. Centrale nelle slide a sinistra il racconto della conferenza di Evian in cui falliscono (che ci ricorda?) i tentativi di un accordo sulla spartizione dei profughi, come essenziale il racconto della nave Saint Luis che nel maggio 1939 parte carica di profughi  ebrei alla ricerca di un porto che non riuscì a trovare …. Il confronto con la Sea Watch non è solo intuitivo, ma obbligato!
Diciamo,  allora, che se non fossimo amministrati sulla base dei  tweet e  delle pregiudiziali ideologiche di persone incompetenti, piu realiste del re, sarebbe stato utile ai censori soffermarsi non tanto sul faccione soddisfatto di Salvini con il suo bel decreto, ma sull’assoluta pertinenza dell’intero percorso di riflessione che denuncia l’inettitudine odierna delle politiche europee nei confronti dell’accoglienza, di cui l’estremismo salviniano è una espressione massima, esemplare. Una riflessione che dovrebbe spingerci tutti a dire “basta, signori, fermiamoci e riappropriamoci della realtà prima che sia troppo tardi” . Ciò che l’Europa degli anni Trenta non fece, uscendone travolta. Ciò che l’Europa per cui stiamo votando deve imparare a fare. Ciò a cui ci invita il lavoro degli studenti della professoressa Dell’Aria. Bravi gli studenti, dunque, e brava la prof. Concludo dicendo che non possiamo che augurarci, da genitori, di incontrare una docente cosi per i nostri figli, e da persone di scuola o amministratori, inorgoglirci sperando che, anche attraverso il ruolo che tanti docenti svolgono con i loro ragazzi, nonostante il delirio obnubilante dei social, un’altra Europa si possa davvero fondare.

Annamaria Palmieri – Responsabile Nazionale Dipartimento Scuola e Università