Autonomi, ma uniti, per la democrazia. Unions in piazza a Roma: i movimenti, le associazioni, i lavoratori; chi fa politica, dal basso, in Italia, al di lá dei partiti. Un mondo che é quello di demA.
Per questo, guardiamo con grande attenzione oggi a quella piazza. Non per esser “contro” qualcuno o qualcosa, ma per costruire un altro mondo possibile.
Un mondo che metta gli uomini e le donne al centro, non i mercati. La democrazia, al centro, non la tecnocrazia. I media ci raccontano che chi va in piazza oggi é contro. Magari é un gufo. In una vera opera di manipolazione semantica, quel sindacato, i lavoratori, vengono accusati di essere i nuovi conservatori. Ipocrisie. Se essere conservatori vuol dire conservare i diritti, allora lo siamo.
DemA vuole “conservare” i diritti: il diritto alla dignità del lavoro, perché la cancellazione dell’articolo 18 comporta solo la compressione dei salari, non il rilancio dell’economia e dei consumi.
Noi vogliamo conservare una scuola “buona”, la nostra scuola italiana che, come diceva don Milani, deve accogliere prima i deboli e perseguire l’uguaglianza, non selezionare nuovi superuomini, ma formare TUTTI ed educarli ad essere i cittadini di domani. Non crediamo nella competizione o, meglio, crediamo che la stessa possa funzionare nel mercato, ma che lo Stato debba perseguire solidarietà ed uguaglianza.
Dalle privatizzazioni alle riforme dei mercati, governi diversi, come quelli di Berlusconi, Monti, Letta e Renzi, perseguono la stessa agenda politica: quella del pensiero unico dominante, quella liberista, quella che vuole una scuola dove solo le élites potranno accedere alla formazione migliore, mentre la gente comune annaspa in un mercato del lavoro in cui predomina la mercificazione dell’essere umano. Competere per crescere, ci dicono, privatizzare per rilanciare l’economia.
Eppure, é dagli anni 70 che si precarizza e si privatizza. Ed é vero proprio il contrario. Più si privatizza, più andiamo peggio. Dal dopoguerra in poi é diminuita la ricchezza degli italiani, sono aumentate povertà e disuguaglianze, lo Stato sociale si é ridotto, senza ottenere neanche l’auspicata riduzione delle tasse che, da Reagan a Berlusconi, era lo specchio per le allodole per convincerci che smantellare lo Stato convenisse. Contro queste politiche, contro un governo che trasforma scuola e università in aziende, incatena i lavoratori alla precarietà, liberando solo le forze distruttrici del mercato, noi difendiamo la democrazia contro pericolose derive autoritarie. Serve una colazione sociale che, al di là di sigle ed etichette, c’é già.
É nel Paese. Il Paese reale di chi lotta per il vero progresso, di cui demA é soggetto attivo.
Pronti ad unirci, per contare sempre di più.