demA vicino ai ricercatori del CNR in sciopero bianco

Il Movimento demA è vicino ai 900 ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) in sciopero bianco da oltre una settimana: una protesta partita da Napoli e diffusasi in tutta Italia.
La ricerca dovrebbe essere il motore del rilancio di una nazione, in Italia da troppo tempo è invece troppo spesso mortificata e dimenticata. Ad oggi il MIUR trasferisce al principale e più grande ente di ricerca italiano fondi ordinari che bastano praticamente solo per pagare gli stipendi dei dipendenti; la ricerca si sostiene invece esclusivamente grazie ai finanziamenti che i ricercatori riescono a reperire, aderendo e partecipando a progetti pubblici e privati, nazionali ed esteri.
Invece di garantire ai ricercatori libertà ed autonomia di ricerca e quelle risorse necessarie per svolgere al meglio il loro lavoro, nel rispetto dei dettami della carta europea dei ricercatori, l’amministrazione centrale del CNR, in un profondo stato di crisi finanziaria, ha deciso di prelevare i fondi dai progetti di ricerca esterni, anche europei, per sanare cospicui deficit di bilancio.
Il CNR deve tornare a mettere al centro della propria attività la ricerca: i continui tagli ed i continui prelievi dai fondi di ricerca per utilizzi non propriamente di ricerca non consentono ai ricercatori di lavorare. Ed un paese che rinuncia alla ricerca è un Paese che rinuncia a costruire il proprio futuro.
Non si può pensare che le soluzioni ai problemi dell’ente siano norme restrittive per le modalità di spesa dei fondi di ricerca, per la regolamentazione dell’orario di lavoro e dello svolgimento delle attività di ricerca, per l’utilizzo dei fondi destinati alla partecipazione a riunioni e congressi scientifici e alla disseminazione dei risultati della ricerca. Non si può immaginare che sia prioritario guardare ai numeri di bilancio invece che ai risultati scientifici.
Per sostenere al meglio la ricerca, oltre ad una profonda revisione del funzionamento amministrativo dell’ente ed a maggiori finanziamenti, probabilmente servirebbero modifiche strutturali al CNR.
Oggi a capo dell’ente ci sono sovrastrutture che troppo spesso non hanno consapevolezza del funzionamento stesso della ricerca negli istituti: nel CDA dell’ente siede un solo rappresentante dei ricercatori, laddove gli altri sono di nomina governativa o di altre istituzioni. Un CNR che sia in grado di ascoltare maggiormente la base, potrebbe sicuramente funzionare meglio.