demA, in risposta all’Assessore Cosenza

Dopo 100 giorni l’amministrazione Manfredi non riesce a fare di meglio che rivendicare il lavoro della precedente giunta de Magistris.

Se la matematica non è un’opinione ma è la somma che poi fa il totale fanno sorridere le precisazioni sui calendari. Il traguardo simbolico dei 100 giorni dal voto è dalla notte dei tempi una valutazione ‘’politica’’ che anticipa spesso l’analisi della resa di un’amministrazione per i 5 anni a venire.

Un’analisi parziale certo. Infatti, come è giusto che sia, la quasi totalità dei provvedimenti adottati da Giunta e Consiglio comunale fanno riferimento alle attività svolte e programmate dalla precedente amministrazione. Per brevità ne citiamo solo alcune: piano investimenti sul verde, assunzione Ripam, assunzione REI, delibera occupazione suolo, impianto di compostaggio, apertura Galleria Vittoria, fornitura treni.

Merita riflessione a parte gli 1,3 mld in 20 anni che verranno “concessi” alla città di Napoli, siamo ancora in attesa di leggere le linee di indirizzo politico che verranno attuate da questa amministrazione e soprattutto a quali condizioni.

Un detto napoletano recita: si partuto nav ‘e uèrra e sì turnato varchetella.

Basterebbe un minimo di onestà intellettuale nell’ammettere che nonostante le difficoltà, nonostante la ferma volontà di indurre al fallimento chi li ha preceduti, c’è stato un lavoro intenso che ancora è in grado di produrre risultati che hanno consentito alla città di restare in piedi.

Basterebbe raccontare lo stupore e rilevare la verità che si racconta tra i corridoi del Palazzo oggi più chiuso che mai alla città, un fortino dove pure l’arrivo di un caffè nelle stanze sembra quasi un’impresa.

È straordinario vedere come ci sia, come mai in questi anni, un apprezzamento tanto sentito per le scelte fatte in questi anni, al punto tale da intestarsele con orgoglio con tanto di riconferma quasi totale di tutti coloro che hanno lavorato al fianco di chi li ha preceduti ed anche di chi se ne era andato con rumore e che ritorna nel silenzio di una veste nuova.

È imbarazzante che da 100 giorni, tra tutte le cose enunciate nel libro dei sogni, non c’è una parola su come la città dovrà partecipare al presunto cambiamento.

Chi decide come riprogettare la città? Il presidente dell’Ordine degli Ingegneri ed il suo ineluttabile conflitto di interessi?

Una città che in questi mesi è provata ancora una volta dalla pandemia, dalle ordinanze ipocrite e dall’aumento delle diseguaglianze che cerca di reagire come nella sua natura ma che al momento della grandiosità di Palazzo San Giacomo ha registrato solo silenzio tra recensioni televisive e spettacoli teatrali.

Il grande ottimismo prevede e richiede partecipazione e non mera fede. Quella lasciamola alla religione, per chi ce l’ha.

Segreteria Cittadina demA