demA: solidarietà alla battaglia NO TAP

Il progetto di gasdotto della Trans Adriatic Pipeline (Tap) rappresenta l’ennesimo scempio ambientale programmato a tavolino. Il tracciato del gasdotto, che partendo dalla Grecia trasporterà il gas proveniente dall’Azerbaijan, correrà per 871 km approdando nel Salento, accanto all’area marina di San Foca, per poi risalire a terra provocando l’espianto di centinaia di ulivi secolari. E’ contro questa aggressione ecologica, recentemente autorizzata dal Consiglio di Stato, che le popolazioni salentine stanno combattendo in questi giorni a Melendugno. Secondo la Tap gli uliveti secolari sono aree sacrificabili, perché a basso tasso di biodiversità. Per le aree marine, invece, pur riconoscendo la presenza di zone protette in prossimità del tracciato, come il Sito di Interesse Comunitario Le Cesine, creato per proteggere le praterie di Posidonia oceanica sul fondale, secondo la Tap “il gasdotto proposto non avrà effetti diretti su nessuna di esse”. Eppure, nella Valutazione d’impatto ambientale si legge che “i potenziali impatti della costruzione e dell’utilizzo del gasdotto di 45 km nelle acque territoriali italiane sull’ambiente fisico offshore” comporteranno un’alterazione del fondale marino e una modifica della qualità dell’acqua, nonché “emissioni inquinanti in aria dei motori dei mezzi navali impiegati nelle operazioni di costruzione; e la presenza nel lungo periodo del gasdotto sul fondale marino che influenza i processi marini locali”, mentre “le attività di scavo della trincea e di movimentazione delle ancore produrranno un’alterazione fisica diretta del fondale marino”. Un ragionamento contraddittorio, orientato a salvaguardare il profitto delle multinazionali che hanno investito nell’affare: BP, SOCAR, Statoil, Fluxys, Total, E.ON e Axpo. La noncuranza con cui si è scelto di posizionare una simile opera accanto ad aree protette, riserve di biodiversità importantissime per la conservazione del patrimonio naturale e per la ricerca scientifica, e di grandi estensioni di uliveti secolari è una grave offesa all’articolo 9 della Costituzione, nonché all’idea stessa di bene comune. Le aree non ancora stravolte dalla speculazione edilizia e dalle attività industriali andrebbero salvaguardate, non stravolte e esposte al rischio di gravi incidenti: dal 2004 al 2015 in Italia sono state registrate ben otto esplosioni di gasdotti. Esporre un tratto ancora incontaminato delle nostre coste a un simile pericolo rivela un cinismo e una scelleratezza politica a cui opporre una grande ondata di indignazione civile. Per questo siamo solidali e sosteniamo la battaglia dei No Tap e di quanti considerano il paesaggio e il territorio il più importante tra i beni comuni. Un bene che non può essere svenduto a nessun prezzo.