Terzo Valico: se il posto di lavoro vale più del nostro futuro

Se il posto di lavoro vale più del nostro futuro.
Il coordinatore di DemA Alessandria: “Salute dei lavoratori e sicurezza del territorio uniche priorità”.

Alessandria, 8 ottobre 2018

Difendere il lavoro, anche quando il lavoro fa male a chi lo svolge, all’ambiente e al futuro di un territorio. Deve essere questo il punto di vista dei sindacati delle tre sigle che domani saranno a Roma per chiedere al Ministro Toninelli di sbloccare i fondi per il quinto lotto del Terzo Valico.
Nelle aziende al lavoro nei cantieri della grande opera, inoltre, sono state proclamate 8 ore di sciopero per permettere una larga partecipazione al presidio. Nessuno sciopero, però, quando è stato rilevato amianto nelle terre di scavo, quando le inchieste hanno fatto venire alla luce il filo rosso che lega il Terzo Valico e la ‘ndrangheta, quando hanno sbattuto sulle prime pagine di tutti i giornali la disumanità di chi mette in pericolo la vita dei lavoratori, sapendo che “tanto la malattia arriva tra 30 anni…”
I cittadini e le cittadine contrari alla costruzione dell’opera guardano con rabbia e delusione al Movimento 5 Stelle che, dopo aver finto di essere al fianco della lotta per la salvaguardia del territorio, ha sacrificato sull’altare del potere l’ultimo briciolo di credibilità, dichiarando di attendere i risultati dell’analisi costi-benefici condotta dal governo per prendere una posizione in merito alla questione.
“L’analisi costi-benefici- commenta Andrea Malacarne, coordinatore provinciale di DemA Alessandria- è già stata fatta da chi vive il territorio interessato dalla costruzione del Terzo Valico e da anni si oppone alla devastazione ambientale che l’opera provocherebbe, con rischi concreti anche per la salute dei cittadini e delle cittadine, oltre che dei lavoratori che, tra l’altro, sono i più esposti al rischio di contaminazione da amianto.”
Non serve alcuna ulteriore analisi per capire che l’opera è inutile e dannosa e che si potrebbe investire in un modello di sviluppo più sostenibile con l’obiettivo di risanare un territorio già fin troppo ferito dai cantieri del Terzo Valico.
“Si parla di 400 posti di lavoro a rischio se i fondi non dovessero essere sbloccati- conclude Malacarne- senza pensare che con un piano serio per lo smantellamento dei cantieri e la messa in sicurezza del territorio, gravemente danneggiato dal dissesto idrogeologico, molte più persone avrebbero un posto di lavoro. Per giunta, senza rischiare la loro salute.”